lunedì 28 ottobre 2013

La ginestra..o fiore del deserto



GIACOMO LEOPARDI : Un angolo tutto dedicato al grande Leopardi. Analizzerò le sue opere,la sua vita..tutto quello che c'è da sapere su un grande della letteratura italiana ed europea.  Ma cercherò,in primis,di far vivere Leopardi nella nostra quotidianità, perchè non potete immaginare quanto sia così attuale e maestro di vita. Sono un'appassionata leopardiana. So poco di lui, ma conto di conoscerlo sempre meglio anche grazie a voi.  Di volta in volta i post verranno inseriti sotto l'immagine con accanto la data della pubblicazione.


 Buonasera a tutti! Dedico il secondo articolo di questa rubrica al XXXIV canto:  La ginestra.

"[...] la parabola della Ginestra(la chiamiamo così proprio per un suggerimento del tono evangelico e profetico del canto)riassume vitalmente tutte le più segrete aspirazioni romantiche[...] ad una virilità pensosa e disillusa,amaramente eroica contro una forza crudele su di uno sfondo solenne e desolato." 
(Binni,La nuova poetica,pp.171-172)

Penultima lirica di Giacomo Leopardi,scritta nella primavera del 1836 a Torre del Greco.
Si tratta di una canzone libera di sette strofe di endecasillabi e settenari,con qualche rima nel mezzo e a fine verso. 
Da notare la citazione evangelica che l'autore riporta sotto il titolo: 


 Καὶ ἠγάπησαν οἱ ἂνθρωποι μᾶλλον τὸ σκότος ἢ τὸ φῶς. 
E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce
(Giovanni,III.19.)

Un canto di solidarietà umana,di speranza che va oltre il pessimismo leopardiano.  Parliamo di uno dei canti più complessi  dell'autore di Recanati. Lo sguardo va oltre:  si volge verso l'avvenire,verso quello che sarà.
Inizia con una descrizione del paesaggio, del maestoso "Vesevo", il Vesuvio,che si erge potente in un paesaggio desolato.

Qui su l'arida schiena
del formidabil monte
sterminator Vesevo,
la qual null'altro allegra arbor nè fiore,
tuoi cespi solitari intorno spargi,
odorata ginestra,
contenta dei deserti.(vv.1-7)

Il Vesuvio rappresenta la potenza distruttrice della natura,la precarietà della condizione umana. Ecco che, ad un tratto,un fenomeno spaventoso e distruttore,come l'eruzione di un vulcano,è pronto a spazzare via quello che l'uomo ha costruito in anni e anni . Ancora una volta, è presente il rapporto antagonistico e agonistico tra la Natura e l'Uomo; un rapporto spesso presente nelle opere leopardiane. La famosa natura "matrigna",di cui parla in "A Silvia"( <<O natura o natura,perchè non rendi poi quel che prometti allor? perchè di tanto inganni i figli tuoi?>>
Una natura che ti mette al mondo,e che in un attimo è capace di toglierti tutto. Una volta al mondo,viviamo nell'incertezza. Ma ecco che "spunta",in mezzo al deserto,alla desolazione creata dalla forza distruttrice della natura, lei: quel fiorellino giallo simbolo di speranza,di rinascita,di solidarietà umana. C'è uno "spiraglio" di luce,qualcosa può cambiare,possiamo rialzarci e ricostruire tutto. Sembra dirci questo,la ginestra. E' assurdo,ma allo stesso tempo spettacolare,come un fiorellino piccolo riesca a trasmettere tutto ciò. Un fiorellino piccolo,che si rialza lentamente e faticosamente ai piedi del Vesuvio. 

Lascio ora spazio alle vostre considerazioni e riflessioni,e intanto ci tengo a scrivere la mia : mi chiedo, ancora una volta,se si possa parlare di pessimismo. La Natura ci mette al mondo per soffrire. La sofferenza fa parte della vita. Sta a noi trovare la nostra ginestra. Questa continua lotta,disputa,tra noi e la Natura,ci rende partecipi della vita. 

2 commenti:

  1. Sebbene apprezzi l'intera evoluzione del pensiero di Leopardi, trovo che l'ultimissima fase della sua produzione contenga finalmente lo sfogo del reale animo del poeta: fino alla fine degli anni '20 appare come un personaggio in lotta con il mondo, solo, incapace di trovare una via di riscatto per l'umanità. Invece, con La Ginestra (complice il definitivo allontanamento dalla prigione di Recanati), Giacomo fa breccia nella cortina di tenebre della vita umana, si mette realmente a tu per tu con la Natura e ne esce in uno stato ben diverso dal suo Islandese: la affronta a testa alta, consapevole che la consapevolezza del proprio destino può costituire per gli uomini non un motivo di debolezza, ma di forza, purché il comune nemico sia affrontato in alleanza. Sono lieta che Leopardi si sia congedato dal mondo non come l'infelice Saffo, non con lo sguardo con cui compativa se stesso o la povera Teresa (più nota come Silvia), ma con questo messaggio di incoraggiamento e forza.

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    1. Chi apprezza veramente Leopardi,lo apprezza in tutta l'evoluzione del suo pensiero. Anche secondo me, Recanti ha influenzato notevolmente il suo percorso interiore. Mi piace questo canto perchè è la speranza scritta in versi. La forza di ricostruire quello che è stato appena tolto. Non c'è discussione,Leopardi con il suo percorso interiore,passando dal sentimento della solitudine,del pessimismo(iniziale) a questo spiraglio di speranza,ci insegna che nulla è perduto. Che se ci uniamo,se ci facciamo forza,ci rialziamo. Ma se devo definire il suo pensiero,dall'inizio alla fine,non ci riuscirei. E' un percorso di vita che non può essere definito o etichettato. Come sempre,ti ringrazio del tuo prezioso commento ;) -Cla-

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